Figure presepe napoletano

Quella del presepe napoletano è una delle più conosciute e importanti tradizioni di scultura presepiale italiana. La tradizione del presepe, parola che significa mangiatoia, affonda le sue radici nelle prime rappresentazioni paloecristiane della Natività e dell’Epifania le cui fonti storiche risalgono ai Vangeli di Luca e Matteo.
Seppure si faccia risalire tradizionalmente l’invenzione del presepe alla figura di San Francesco, che lo avrebbe “inventato” nella Santa Notte di Greccio del 1223, è in realtà assodato che il presepe come rappresentazione scultorea della Natività e dell’Epifania non ha una data di “nascita” precisa ma si sarebbe bensì andato formando a partire da usi, tradizioni, costumi, addobbi, pitture e sacre rappresentazioni.
Nell’area napoletana vi fu un intensa produzione di statuaria presepiale dovuta all’elevata domanda di chiese e committenti spagnoli. Un particolare impulso alla plastica lignaria presepiale venne dato dall’arrivo di Pietro e Giovanni Alemanno, artisti originari dell’Italia del Nord. I due scultori lavorarono insiemi a numerosi collaboratori, realizzando presepi completi composti di numerose figure per un ampio numero di chiese locali.
Durante il Rinascimento ebbe grande sviluppo la scultura presepiale in marmo, di cui si ricorda in particolare il presepe di Antonio Rossellino (1475) nella chiesa di S.Anna dei Lombardi.
Al di là di questi precedenti illustri, la tradizione del presepe napoletano, così come è giunta fino ai nostri giorni, comincia a delinearsi intorno alla fine del ‘500, in pieno clima controriformistico. Fu infatti in questo periodo che Teatini, Francescano e Gesuiti favorirono la diffusione del presepe con lo scopo di alimentare la devozione e la fede popolare. Nasceva in questo modo il presepe barocco, detto anche presepe mobile perché veniva smontato e ricostruito di anno in anno.
Gradualmente le scene della Natività e dell’Epifania cominciarono ad arricchirsi di scene, figure e spunti laici che assecondavano i caratteri del barocco: spettacolarità, senso del movimento, tendenza al naturalismo.
Nel settecento a caratterizzare il presepe napoletano furono invece le istanze roccocò, in particolare l’opera buffa, il realismo, la moda e le spinte culturali del tempo. In particolare si notà un accentuarsi della teatralità, già elemento caratteristico del presepe napoletano barocco, dovuta all’introduzione del manichino di ferro e stoppa. Il ‘700 fu il secolo d’oro per l’arte del presepe napoletano, ma anche un periodo in cui la città di Napoli, ridiventata capitale di un Regno, si aprì alle influenze dell’Illuminismo conoscendo una fioritura economica e culturale di grande rilievo. In questo periodo il presepe si laicizzò completamente, arricchendosi di personaggi ed elementi che poco o nulla hanno a che fare con le Sacre Rappresentazioni.
Il Mistero cominciò a essere ambientato in una grotta arricchita dai resti in rovina di un tempio pagano e i personaggi presero a indossare i costumi delle province del Regno, in questo modo il presepe diventava una rappresentazione fedele della vita quotidiana, in cui alle miserie del popolo minuto si affiancavano il fasto e lo splendore della nobiltà. Nell’arte presepiale napoletana del settecento la rappresentazione del Mistero viene superata per giungere a una scena che mescola sacro e profano, ma anche epoche diverse, elementi esotici e simbolici di varia natura.
Quello napoletano del settecento è un presepe che lo storico Raffaello Cusa ha definito cortese, in opposizione al più antico presepe di chiesa.
Ai giorni nostri la tradizione del presepe napoletano, che continua a guardare al settecento come a un secolo d’oro, rivive ancora nelle botteghe di San Gregorio Armeno per mano di artisti, artigiani e hobbyisti abili e fantasiosi che continuano a solleticare l’interesse di collezionisti, appassionati, simpatizzanti e semplici amatori che di anno in anno rinnovano il rito antico di “andar per presepi”.